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Cosa vuol dire my home?

Interviste
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3/21/2019

Le due parole inglesi con cui Calligaris ha firmato la nuova campagna di comunicazione internazionale sintetizzano perfettamente la sua idea di arredamento. Ma cosa vogliono dire davvero? Lo abbiamo chiesto a due donne speciali, che guardano al mondo dell’arredamento da due punti di vista molto privilegiati ma distanti tra loro più di 1.000 chilometri: quelli che separano l’Italia dalla Danimarca...

“My Home”: due parole inglesi apparentemente molto semplici eppure capaci di racchiudere un’intera filosofia dell’abitare. Oltre a dare il titolo al magazine (che potete scaricare qui), My Home è anche il payoff della nuova campagna pubblicitaria internazionale firmata Calligaris, ed è stato scelto proprio perché coglie alla perfezione lo spirito dei nostri tempi e sintetizza una nuova idea del vivere che mette l’individuo al centro di tutto, andando oltre il semplice arredamento dello spazio domestico: oggi tutti hanno diritto a sentirsi liberi di essere e di fare ciò che vogliono tra le mura della propria casa. La prima regola è che non ci sono regole. Per questo diventa fondamentale avere accanto un partner come Calligaris che, grazie al suo design accessibile, alla sua versatilità e a una gamma vastissima di prodotti per l’arredamento, è il complice perfetto per permettere a ognuno di noi di raccontare, attraverso l’arredamento, chi siamo, che idea abbiamo del mondo, quali sono le nostre passioni. “My home” è la sintesi di un vero e proprio stile di vita e, per capire meglio di che si tratta, abbiamo chiesto di spiegarcelo alle due donne che hanno contribuito alla realizzazione della nuova campagna pubblicitaria Calligaris: Line Klein, fotografa d’architettura danese tra le più apprezzate al mondo, autrice degli scatti, e Alessandra Salaris, stylist italiana, maestra d’eleganza nell’arte dell’arredare. Una divertente “intervista doppia” che ha messo di fronte due donne, una danese e un’italiana, rappresentanti di due diverse culture del vivere la casa. Perfette per raccontarci, ognuna dal suo punto di vista, cosa vuol dire oggi abitare, arredare e, soprattutto, qual è il significato di quelle due paroline inglesi, apparentemente così semplici...

Line e Alessandra, cosa vuol dire davvero “My home”?

ALESSANDRA: È un concetto che si lega a un trend molto forte che non si limita solo all’abitare: rispetto al passato oggi si possono fare tante esperienze diverse, c’è molta più scelta, si può viaggiare più facilmente, e questa espressione di libertà assoluta finisce per riflettersi anche nel modo in cui si vive la casa. A casa sono libero di fare quello che voglio. Questo fenomeno sociologico è la conseguenza delle maggiori opportunità che ci offre il presente, mentre in passato tutto era più rigido e impostato: la cucina, ad esempio, la sceglievano i genitori, perché doveva durare tutta la vita ed era un investimento notevole che facevano loro perché avevano potere d’acquisto, mentre ai figli toccava subire le scelte altrui. Oggi invece, anche per via della maggiore precarietà e dell’instabilità economica, si è affermata l’idea che la casa non sarà sempre la stessa per tutta la vita: magari tra due anni vai a vivere a Shanghai o chissà dove. In un contesto storico come questo, la scelta di Calligaris, di offrire oggetti di design a un prezzo accessibile, è sicuramente una scelta vincente.

LINE: In Danimarca è diverso, siamo in un periodo in cui la casa è vista sia come una protezione che come uno status symbol: la gente vuole vivere in case molto belle che ha il piacere di mostrare agli altri. Io però credo che l’arredamento sia un percorso che dura una vita: la casa perfetta non sarà mai quella in cui vai a vivere da sola per la prima volta quando hai 20 anni, ma è quella piena di oggetti che ami e che metti insieme a poco a poco nel corso del tempo. Ovviamente anche a me piace avere qualche pezzo di design, forse perché noi danesi abbiamo sempre avuto un rapporto molto forte col design: la casa della mia infanzia era piena di mobili famosi, solo che all’epoca era una cosa normale, non c’era niente di straordinario nell’avere una sedia di Arne Jacobssen, era solo un oggetto, e lo usavi perché era comodo, non per farlo vedere. Oggi invece è diverso: tutti vogliono mettersi in mostra attraverso l’arredamento.

Qual è la vostra idea di casa?

ALESSANDRA: Questa è una domanda difficilissima, perché ho appena comprato casa e lavorando per le tendenze dell’arredo sarà una sfida trovare il modo di far sì che la casa non subisca troppo le mode del momento ma rimanga attuale nel tempo.

LINE: Col lavoro che faccio non credo molto nei trend: mi ci è voluto molto tempo per riuscire a capire chi sono. La mia casa è il riflesso di questa conquista, quindi è piena di oggetti molto personali, spesso ereditati dalla mia famiglia.

“My home” può voler dire anche prendere dei mobili Calligaris e renderli unici, personali?

LINE: Ovviamente sì! Amo l’idea di avere gusti eclettici: mi piacerebbe molto avere un tavolo italiano di Calligaris da mescolare con tutte le cose nordiche che ho in casa. Non bisogna mai essere statici né nei gusti né nel modo in cui si vive la casa: la mia idea di abitare, il mio “My Home”, è proprio questo, l’evoluzione continua.

Che differenze ci sono, tra Danimarca e Italia, nel modo di vivere la casa?

LINE: Non sono stata in molte case italiane ma quelle poche che ho visto erano estremamente chic: tra gli italiani e il design c’è una lunga storia. Siete abituati a essere sempre eleganti nel vestire, nell’abitare, nel vivere, in tutto, e mi sembra che Italia e Danimarca siano accomunate dalla stessa voglia di vivere bene, circondati dal bello. La differenza è che noi danesi siamo molto più minimalisti nell’abitare e nel modo di vivere, siamo attenti a conservare le cose che abbiamo ereditato dai nonni o dalla famiglia piuttosto che comprare un nuovo sofà ogni dieci minuti. In Danimarca, ultimamente, si sta affermando un nuovo trend ribattezzato New Nordic Warm Minimalism (Nuovo Minimalismo Caldo del Nord, ndr): finora avevamo sempre preferito tinte tenui, fredde, come il blu e il grigio, che richiamano il Mare del Nord su cui ci affacciamo, oggi invece ci stiamo muovendo verso i colori caldi dell’Italia del sud, come il giallo e il bianco.

ALESSANDRA: Mi piace molto questa contrapposizione tra danesi e italiani ma la verità è che noi non abbiamo la loro stessa cultura dell’arredamento: a parte una nicchia abbastanza ristretta che ha molta cura nell’arredo, e anzi eccelle in questo, la maggior parte degli italiani cura più la praticità che l’estetica della casa, a cui non dedica la devozione per il dettaglio come ho visto in diverse case al nord. Questo forse è dovuto al clima: noi italiani, appena possiamo, usciamo di casa e preferiamo spendere per viaggiare o andare a cena fuori, piuttosto che per mobili di design.
Al nord invece il clima è freddo e la casa viene vissuta molto di più, per questo i danesi hanno una cultura dell’arredamento così maniacale.

Come è nata la nuova campagna Calligaris?

LINE: Sapevo che mi volevano come fotografa per avere un punto di vista diverso e una luce “scandinava”, non troppo calda né troppo fredda: volevo che si percepisse questo mix, tra un’atmosfera nordica e i mobili Calligaris, che invece hanno un gusto meravigliosamente italiano. Sono stata molto sorpresa dal loro approccio così internazionale: questa campagna mi piace perché c’è humour ma allo stesso tempo è molto stylish. Rispecchia bene lo stile Calligaris, che riesce a essere esclusivo ma a un prezzo accessibile. È una campagna incentrata su quello che la casa rappresenta “per te”, su cosa vuol dire “casa”: in uno dei soggetti c’è un uomo che fa volare degli aerei di carta standosene comodamente seduto in sala, perché il punto è proprio questo: “casa”, a volte, vuol dire semplicemente godersela senza fare niente. È un sogno no?

ALESSANDRA: In una campagna come questa è stata fondamentale la scelta della location. Oggi bisogna mostrare case che trasmettano calore e sicurezza, che abbiano una storia da raccontare e colori avvolgenti, non si usa più il bianco assoluto e freddo che andava di moda negli Anni 90. Abbiamo scelto due appartamenti molto diversi, uno moderno e uno storico, ma in entrambi si respirava un’atmosfera accogliente, mai fredda.

LINE: È vero: ancora una volta è stato bello creare un mix con i mobili di Calligaris: funzionavano benissimo in entrambi gli ambienti, sia in quello moderno che in quello più antico.

C’è un oggetto di Calligaris di cui vi siete innamorate mentre lavoravate a questa campagna?

ALESSANDRA: Sicuramente Tubini, un vaso della nuova collezione CoDe.

LINE: Mi sono innamorata del sofà. E poi dei loro tavoli: fanno questi tavoli così cool, che possono essere allungati a piacimento. Pratici ma allo stesso tempo con un bel design.

Quando bellezza e funzionalità convivono è meraviglioso, non lo credete anche voi?

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