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Chasseurs de nouvelles tendances.
Chi siamo? Da dove veniamo? Ma soprattutto: come arrederemo le nostre case? In altre parole: è possibile scoprire in anticipo quali saranno le prossime tendenze nel mondo del design? Lo abbiamo chiesto a Massimo Cian, Responsabile dell’Ufficio Stile di Calligaris che, per svolgere al meglio il suo lavoro, è sempre a caccia di nuovi trend.
Come si fa a prevedere il futuro del design? Come si fa ad intercettare i nuovi trend e a capire in quali direzioni si muoveranno i gusti del pubblico? Di sicuro non con una sfera di cristallo, nemmeno se a disegnarla fosse il più famoso designer del momento. Ciò che serve sono un approfondito lavoro di ricerca, un certo istinto naturale e sopratutto tanta, tanta esperienza: lo sanno bene in Calligaris, azienda che grazie alla sua capacità di catturare le nuove tendenze è sempre riuscita ad offrire prodotti di design a prezzi accessibili, costruendo un successo che dura da decenni. Da un lato, quello dei designer, «essere in grado di cogliere i nuovi trend è una dote che ti viene quando vivi immerso in questo ambiente, visiti fiere, leggi certi giornali o visiti certi siti», come ci hanno raccontato i tre giovani creativi fondatori dello studio BGR, collaboratori dell’azienda friulana da alcuni anni, «è qualcosa che assorbi per osmosi e che, in maniera consapevole o inconsapevole, poi ti orienta verso una determinata scelta nel momento in cui disegni un prodotto». Dall’altro lato però, ovvero quello di una grande azienda internazionale come Calligaris, oltre a questa dote serve anche qualcosa in più: un grande lavoro di ricerca ad ampio raggio per scandagliare l’oceano della creatività a 360 gradi. Un compito molto delicato, che è stato affidato ad un vero e proprio team di esperti alla guida del quale troviamo Massimo Cian, in azienda da 19 anni e oggi Responsabile dell’Ufficio Stile Calligaris: la persona perfetta per svelarci, con precisione (quasi) assoluta, cosa ci riserverà il futuro. Senza usare nessuna sfera di cristallo.
In cosa consiste il suo lavoro?
Mi occupo di far nascere i nuovi modelli di Calligaris, dall’idea iniziale dei designer con cui collaboriamo fino alla presentazione sul mercato del prodotto finito.
Prima di parlare del futuro, cosa vuol dire la parola “design” per Calligaris?
Vuol dire creare ottimi prodotti di design che siano anche accessibili: oggi tutti parlano di “design democratico”, noi lo facciamo davvero, lo abbiamo sempre fatto. Il nostro obiettivo è soddisfare i gusti di una clientela amplissima, distribuita nei 100 Paesi del mondo in cui Calligaris è presente. Riuscirci, in questo periodo storico, è diventato più difficile: il mondo dell’arredamento non è più quello di dieci anni fa, si sta spostando sempre più verso quello della moda, dove tutto è più veloce e i gusti cambiano in fretta. Il successo di una particolare finitura, o di un certo colore, adesso dura al massimo due anni. Per questo, individuare un trend, un’idea dominante, un filone, è possibile ma in un orizzonte di breve-medio termine.
“Qual è la differenza tra creare un nuovo trend e scoprire un nuovo trend?
Calligaris è un’azienda che non vuole creare nuovi trend ma è un’azienda che punta tanto sulla ricerca per individuare con il giusto anticipo quelle che saranno le prossime tendenze di successo. Il motivo è semplice: non siamo una piccola azienda artigianale e, dato che la nostra filosofia è vendere prodotti di ottima qualità a un prezzo accessibile, preferiamo aspettare che un trend si consolidi prima di inserirlo in una gamma di prodotti che, oggi, è arrivata a contare più di 800 modelli.
Quando parliamo di nuovi trend non parliamo solo di nuovi stili ma anche di nuovi oggetti, nuovi colori, materiali innovativi?
Certo: non possiamo limitarci sono all’arredamento. Visitiamo fiere tessili, negozi di ogni genere, cerchiamo complementi d’arredo mai visti prima, esploriamo il web, insomma, cerchiamo ispirazione ovunque.
Andare a caccia di nuove tendenze vuol dire anche andare alla ricerca di nuove tecniche produttive, come fecero Alessandro e Walter Calligaris negli Anni 60, quando credettero in una nuova macchina capace di impagliare una sedia in un minuto e 20 secondi invece che in due ore...
Assolutamente sì. Questo è un punto fondamentale per Calligaris: è un lavoro che facciamo costantemente, tutti i giorni, contattando i nostri fornitori e ascoltando chiunque ci proponga qualcosa di nuovo dal punto di vista delle tecnologie produttive.
Parliamo del futuro dell’arredamento: quali sono i nuovi trend a cui Calligaris guarda con maggior interesse?
Ci sono tre filoni principali: c’è lo stile Fifties, ovvero vintage Anni 50, lo stile Industrial e lo stile Scandinavo. Per quest’anno, e anche per il successivo, la nostra gamma sarà ispirata a queste tre tendenze. Ormai è passata la moda minimal degli anni scorsi, con linee semplici, pulite e rigorose, anche se resiste quello che definirei il trend “della memoria”, ovvero reinterpretare gli oggetti iconici del passato, come nel caso della nostra nuova sedia Liberty, ispirata ad un grande classico come la Thonet.
Entriamo nel dettaglio dei nuovi trend: che caratteristiche ha lo stile Fifties?
Guarda al design americano ed europeo degli Anni 50, ovviamente tradotto in chiave contemporanea, riprendendone sia le linee che i materiali.
Qual è il materiale dominante?
Sicuramente la ceramica, lavorata con effetto marmo: è presente nel 70% dei nostri tavoli. Il suo successo continua a crescere di anno in anno: è un materiale straordinario, che ci consente di accontentare chi vuole che un oggetto abbia un design scenografico ma che sia anche incredibilmente resistente. La ceramica è quasi indistruttibile ma allo stesso tempo molto versatile e può essere trattata in molti modi: chiara o scura, lucida o opaca, con venature che simulano il marmo... Può soddisfare ogni gusto.
Che materiali userete per le finiture?
Sicuramente l’ottone e il velluto. Il primo è senza dubbio il metallo prezioso dell’anno e lo utilizziamo in versione lucida ma con discrezione, su piccoli dettagli. Il velluto invece la fa da padrone tra i tessuti: è presente su molti modelli della nostra gamma. È un materiale estremamente duttile che ci consente di dargli sia un aspetto rigoroso e rigido, ad esempio su una sedia molto lineare, che uno più “morbido”, per imbottiture in cui si vedono le grinze e ne fanno apprezzare il tipico colore cangiante. A proposito di colori, noi lo preferiamo o in tinte intense e decise come il verde scuro, l’ottanio e il mattone, o in colorazioni più tenui come il rosa, il verde timido e il giallo pallido. Allo stile Fifties si lega anche quel filone che chiamerei “botanico”: un trend che ha iniziato ad affermarsi l’anno scorso e ora è definitivamente esploso, caratterizzato dall’uso di piante e fantasie floreali nelle carte da parati e nei tessuti.
Lo stile Industrial, invece, per cosa si distingue?
Non è più quello di due o tre anni fa, che vedeva un uso massiccio di ferro e cemento ed era molto “pesante”. Oggi l’Industrial è più leggero e minimale: a farla da padrone sono il metallo, verniciato nero opaco, e il legno, generalmente rovere, con effetto rétro, spessori generosi e bordi irregolari. A questi materiali abbiniamo forme molto esili e geometriche, presenti sia nei pattern delle carte da parati che negli oggetti di arredo, fino alle mattonelle sul pavimento.
Il terzo e ultimo trend è quello Scandinavo...
Come si intuisce dal nome, si ispira a un’area geografica in cui le ore di luce sono poche, quindi si prediligono ottoni e legni molto chiari, come frassino o rovere, trattati con verniciature quasi grezze, che conferiscono loro un aspetto “ecologico”, e poi tessuti naturali e colorazioni desaturate e luminose. Le linee, ovviamente, sono ispirate a quelle dei grandi maestri del design scandinavo, come Arne Jacobsen o Alvar Aalto, perché la verità, in conclusione, è che tutti i trend del futuro, in fondo, guardano sempre al passato.

